lunedì 29 febbraio 2016

Gratitudine - parte prima


Oggi è il 29 febbraio, non potevo perdere l'occasione di "fermarlo" con un post, anche se sono molti giorni che non scrivo, ho dovuto proprio trovare un momento, anzi un po' più di un momento!

Questo post ha avuto un'evoluzione tortuosa.
Il suo argomento mi è caro, non volevo banalizzarlo.
Ci ho riflettuto tanto, chissà se le mie considerazioni sono condivisibili....
Ve le propongo, ditemi cosa ne pensate.
Quanta importanza ha nella vita di ciascuno LA GRATITUDINE?
Se è tanto importante, come educare alla gratitudine noi stessi e i nostri figli?
Da dove viene la gratitudine e possiamo farne a meno?

Inizialmente mi sembrava una semplice "sega mentale", con tutti i problemi che ci sono in una società complessa come la nostra, mi sono detta, nella vita quotidiana.... ma cosa vai a spaccarti la testa con riflessioni che lasciano il tempo che trovano! Poi mi sono guardata bene intorno, strettamente intorno, ho guardato me stessa, mio marito e i miei figli e mi sono chiesta se la gratitudine fosse un valore acquisito o no, mi sono chiesta se è determinante per la crescita personale di ognuno e mi sono detta che, forse tanto inutile non è porsi delle domande  e cercare delle risposte.
Se ci pensate bene le parole grazia, grato, gratis, sono sorelle.
La grazia ha diversi significati, tutti positivi, e io voglio prendere in considerazione soprattutto quello che la rende una parola d'amore. Avere grazia, significa essere dotati di una dote che rende bello ciò che facciamo, gradevole e piacevole. Ricevere una grazia, concedere una grazia sono atti di benevolenza che danno soluzione ad un bisogno vero e profondo, ad un'angoscia che viene placata.
La grazia in breve è una manifestazione di un bene, che si è, si vuole, si dà o si riceve.
La grazia è sempre data gratis. Senza pretendere un pagamento, un risarcimento, senza voler nulla in cambio. Il gratis è la modalità in cui la grazia si realizza.
Ora veniamo al grato, alla gratitudine.
Sebbene la grazia venga concessa gratis e nulla voglia in cambio, la grazia genera gratitudine, provoca un sentimento di riconoscenza: chi riceve del bene, chi sa amare, DEVE restituire il bene ricevuto (anche se non alla persona con cui si sente in debito).
E' una contraddizione, la grazia che si dona gratis e non vuole niente in cambio, provoca gratitudine e muove alla manifestazione concreta della riconoscenza. E' una contraddizione!
E' la stessa cosa dell'amore: l'amore, che non vuole nulla in cambio, genera amati che a loro volta ameranno l'amante e altri amati, come in una catena infinita, involontaria e incalcolabile.
Se ci pensate è come l'energia vitale, fa vivere e riproduce se stessa, in continuazione, da che la vita esiste.
Ma succede sempre così? Possiamo dire che tutti coloro che ricevono grazie e amore li restituiscono con gratitudine e amore? Direi di no. Anzi dico di no! Molti non sentono riconoscenza per il bene che ricevono, non riconoscono le manifestazioni d'amore, prendono, prendono, e non danno, non solo non restituiscono, proprio decidono che a loro non tocca dare, ma solo ricevere. Mi sono chiesta da cosa questo dipenda, ho trovato alcune risposte.
Chi non è grato forse non riconosce il bene che riceve.
I miei figli spesso non sono grati, ricevono tutto quello che serve a farli vivere bene, amati, abbondantemente nutriti, sostenuti nelle difficoltà che incontrano, sorretti nelle piccole sofferenze che la vita non disdegna a nessuno, sono desiderati, curati, pensati...eppure non riconoscono la fatica che i loro genitori fanno per rendere la loro vita sufficientemente gradevole, se non addirittura felice. Danno tutto per acquisito, tutto è preteso, tutto è loro, tutto ciò che li circonda non è frutto di dedizione e sacrificio, ma di un ovvio realizzarsi della loro vita. A volte hanno la sfrontatezza di dirti che i genitori non servono, che loro potrebbero fare da loro stessi.
So perfettamente che si tratta soprattutto di immaturità, che la loro vita così tranquillamente vissuta è per loro l'unica che conoscono e non si rendono conto che tutto quello che quotidianamente viene fatto per loro non è per nulla scontato, che la vita è imprevedibile e spesso presenta conti salatissimi.
Detto questo posso far finta che poi passerà, che poi capiranno? Che cresceranno? Non io.
La gratitudine si insegna, ma non con l'esempio, non solo. Che tu sia o no una persona che pratica la gratitudine, ai tuoi figli non interessa. Perchè la gratitudine è un sentimento e come tale va sentito, non solo visto. Quindi,  quando ti rendi conto che quello che hai ti è dato, concesso, senza che tu ne abbia merito, se non quando questo ti venga tolto? Se tutto ciò che ti sembra acquisito viene a mancare, solo così puoi capire che non era scontato, che non era ovvio , che lo rivorresti e saresti contento di riaverlo e che a quel punto, nel disagio, scopriresti che saresti molto grato a chi te lo ridarrà.
La gratitudine nasce dall'esperienza della mancanza. Dal riconoscere se stessi come bisognosi. Dal comprendere che dopo aver ricevuto si crea un "debito", non economico, ma, ancora più importante, morale. Uso appositamente la parola morale, perchè ho scoperto che è l'anagramma di l'amore e, proprio come l'amore, opera una scelta tra bene e male, secondo il proprio essere.

Ho cercato di insegnare la gratitudine ai miei figli. L'ho fatto in modo sereno e implacabile, hanno dovuto arrangiarsi per un po', lavarsi, cucinarsi, preoccuparsi delle incombenze quotidiane che li riguardavano, sono giunti stremati al mio stop, hanno chiesto scusa per i loro giudizi, non si lamentano più, dicono grazie. Qualcosa hanno imparato, sicuramente ora sanno che nessuno può bastare a se stesso e chi ha la fortuna di avere chi si occupa, si dedica a loro e li ama è una ricchezza che prima o poi restituiranno alle persone che verranno loro affidate dalla vita.
E la catena proseguirà...e la vita proseguirà...


Aspetto vostri commenti e opinioni al riguardo e ho per il prossimo post un argomento spinoso, che però credo potrà liberare qualcuno dai sensi di colpa.
Un bacio

4 commenti:

  1. Come sono daccordo Ninin! Ma quanto!!!! Io coi miei sono ancora in alto mare su questo aspetto, ma non demordo!

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    1. Resisti! Più crescono e più credo che sia importante che riconoscano il bene che ricevono. :)))

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  2. Cara Vale! Sono d'accordo con te, la gratitudine non è un sentimento praticato spesso. Viene ridotto a semplice atto di cortesia, di gentilezza, "ringrazia" diciamo ai bambini, ma il grazie diventa solo una parola, una convenzione. Eppure, se ci si pensa, non potremmo fare nulla senza la generosità altrui, in tutto e tutti abbiamo bisogno di qualcosa, in tanti momenti della nostra vita e anche nella banale quotidianità. A volte non possiamo ricambiare il bene che riceviamo direttamente alla persona che ce lo ha dato, ma si può e si deve compiere a nostra volta del bene.
    E' molto triste la vicenda che mi racconti, lo spettro di paura e preoccupazione che ogni genitore ha nei confronti della vita del proprio figlio, soprattutto in questo momento storico e sociale, è grande, ma sui figli e la gratitudine ho un post che a breve pubblicherò.
    Un abbraccio e un grazie a te, che condividi il racconto della tua vita con me.

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  3. grazie Vale! Ricambio con affetto! :*

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