...la pillola va giù!
Oggi la rubrica è un po' lunga, ma non sono riuscita a tagliare più di così, altrimenti si perdeva il senso dello scritto.
Il brano di oggi è tratto un libro di Fosco Maraini, scritto una prima volta nel 1948 al seguito di Giuseppe Tucci e rivisto 50 anni dopo, alla luce di ciò che nel frattempo era successo in Tibet, ad opera dei cinesi.
Ho scelto questo libro perchè in questi giorni il Dalai Lama è in Italia e, al di là di ogni posizione religiosa o politica, penso che sia uno dei fari del nostro tempo, un giusto e come tale mi incute rispetto ed enorme ammirazione.
Questo è un modo per pensare a lui e al suo popolo.
- Numero 20 -
(...) Oggi Tucci ed io siamo andati a visitare e fotografare il gon-kang (dimora dei numi tutelari) accanto al tempio maggiore della "città sacra". Come al solito abbiamo trovato un antro scuro, pieno di orrori;
le statue nere delle divinità terrifiche erano coperte di cenci polverosi; carcasse ripiene di paglia, appese al soffitto, cadevano a pezzi; maschere, draghinasse ed alabarde antiche appoggiate qua e là si mescolavano ad offerte di burro rancido; sulle pareti erano affrescate figure spaventose, ossaie, carneficine. Dopo pochi momenti in un gon-kang ci si sente schiacciati sotto il peso d'un incubo e si desidera la luce, il sole, come chi sta soffocando spasima per l'aria. Molte volte ho notato, invece, che i lama sembrano stare particolarmente volentieri in simili luoghi. Oggi ho chiesto a Kumphel se quanto lo circondava laggiù non gli incutesse paura.
"Al contrario" mi ha risposto "si sta bene in gon-kang, si è più protetti che in qualunque altro posto. Gli dei terrifici sono i nostri guardiani."
E' sempre affascinante vedere le cose con gli occhi degli altri, specie se sono molto diversi dai nostri. Questa risposta dà un'idea di quanto sia più importante nella vita ciò che si crede di quello che si percepisce, le cose, all'atto stesso della percezione, vengono inserite in un'esperienza interiore, nel paesaqggio segreto dell'intimo d'ognuno. Di ciò la filosofia occidentale, con un ritardo di venti secoli sulla orientale, si è ormai pienamente convinta: quello di cui si parla ancora troppo poco è il fatto che la trasformazione del cosmo in psiche non è tanto una questione di variabile individuabile, quanto di costante culturale. In altre parole: se fossimo nati e cresciuti in ambiente lamaista il gon-kang sembrerebbe molto probabilemente anche a noi il più dolce e il più protetto dei luoghi. Infine, per fare un esempio reciproco: quelle che noi definiamo le simpatiche fatiche dello sport, sono considerate dalla massima parte degli orientali semplici pazzie, o forme varie di punizione. Ogni nostra attività è culturale; non esiste l'uomo di natura; non posso soffiarmi il naso od ammire il tramonto senza rivelare nel mio atto tutta una tradizione, tutto un atteggiamento verso la società ed il mondo. Ma di questo ci si accorge soltanto uscendo dalla serra del prorpio universo, dove le piantine più contingenti piano piano divengono simili a querce dell'assoluto. (...)
tratto da SEGRETO TIBET di Fosco Maraini
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