venerdì 17 giugno 2016

Gli spartiacque


Non so da dove cominciare.
Ma forse, il momento è quello giusto per mettere un punto.
Sicuramente la mia sensazione non è di definitezza. Probabilmente questo è un momento della mia vita che farà da spartiacque. I momenti spartiacque sono quelli che poi ricordiamo come riferimento, a me capita spesso, ricordando delle cose successe, di associarle al tempo in cui di volta in volta ero a scuola, ero appena sposata, ero incinta, i miei figli erano già nati oppure no, ero sposata oppure no, ecc.. In breve, i ricordi non sono mai solo fermi ad un tempo cronologico, ma anche riferiti ad un tempo emotivo, in cui le tappe vengono scandite da eventi che mi trovano in un certo contesto di crescita personale. Quest'anno, per quello che mi è dato di capire ora, sarà una di quelle tappe, che faranno di esso uno spartiacque, tra un prima-me e un dopo-me.

In fin dei conti non è successo nulla di strano, è successo che la possibilità della morte si è presentata. Ma noi viviamo sempre con la morte addosso, da primo momento in cui veniamo al mondo, perchè quando si manifesta, quando fa capolino, noi ci spaventiamo tanto?
La questione è stata che in poco meno di un mese a mio padre è stato diagnosticato e poi operato un tumore. Mio padre è anziano anche se in generale buona salute, è attivo.
E' presente, nel quotidiano, l'idea che i  genitori possano morire, per certi versi lo trovo giusto: uno fa la sua vita, combatte le proprie lotte,  ama, gioisce, soffre, diventa vecchio, si guarda indietro e si prepara a quello che ci sarà dopo la vita che condividiamo. Lo penso anche per me, quando la mia presenza sarà chiesta altrove. Ma un genitore è sempre una parte di te, non te ne puoi separare in modo brusco, non puoi accettare lo strappo, hai necessità di ricucire, di rendere morbida la separazione, di mettere a posto i conti in sospeso, di dar importanza a ciò che ne ha. Con mio padre il rapporto negli anni è stato vario e variegato: da bambina lo adoravo, lui era molto affettuoso con me, mi sembrava sapesse tutto, non avesse paura di niente, bastava un suo sguardo serio e mi immobilizzavo, per la paura di perdere la sua stima, la sua attenzione, da ragazza il rapporto è stato stravolto, ho scoperto tutte le sue debolezze, le sue incoerenze, l'eroe si è trasformato in semplice uomo, la stima in insofferenza, da adulta ci si è ritrovati sullo stesso piano, più comprensiva io, meno duro lui.
Non finisce qui, perchè la vecchiaia e la malattia rivelano di noi gli aspetti più profondi e sinceri, ci mettono a contatto con la nostra essenza primaria, la nostra identità, il nostro essere. Cosa ho scoperto di me e di lui durante questa esperienza difficile? Grandi cose! Intanto ho scoperto che l'eroe che vedevo da bambina è esistito davvero, di fronte alle difficoltà l'eroe non sta a guardare, ma affronta il nemico, lui l'ha fatto, con forza e pazienza. Ho incontrato anche la sua debolezza, ma ho intravisto anche la sua determinazione e la dolcezza, che sempre nasconde, ma che, a sua insaputa, salta fuori nei momenti giusti. Ma la cosa più bella è stata la scoperta che la sua testardaggine, a volte ottusa e inutile, ha lasciato il posto alla fiducia, all'apertura all'altro. Il padre che ho vissuto in questo tempo è il padre che a lungo ho cercato, che a lungo si è nascosto e che nel momento critico è saltato fuori. Ora gli voglio più bene.
Come sono cambiata io? Non so. Di sicuro ho capito che, di fronte ad un colpo del genere, so reagire. Mi sono detta fin dal primo momento che l'atteggiamento sereno e positivo sarebbe stato quello migliore. Sono riuscita a tenere a bada la mia ansia, sono rimasta lucida e razionale con lui e con mia madre. Le paure, le angosce, le speranze, le ho lasciate al mio spirito, fuori dall'ospedale, lontano dai miei. Questa scissione funziona, sapete!? Permette a chi soffre di sentirsi al centro dell'attenzione, di concentrarsi sulla guarigione, senza doversi preoccupare del dolore altrui.
Non vi lascio, senza dirvi che è guarito. Non ci sono tracce del male in giro. Dovrà comunque sottoporsi a cure e controlli, ma potrà farlo con l'animo più leggero.
Certo, se un senso la malattia ce l'ha è quello di lasciarti più forte di come eri, se non fisicamente, almeno umanamente e di apprezzare il bene che hai intorno, di pensare solo all'indispensabile: la tua vita, la vita di chi ti ama e l'amore che ancora ti è dato di provare.
Questo è stato sicuramente uno spartiacque.

6 commenti:

  1. sono felice per te, che si sia tutto risolto, e ammirata per come gestisci queste situazioni che spezzerebbero tante persone.
    Anche io penso ogni tanto che i genitori non sono eterni e che il momento del distacco non può essere troppo lontano. Non sono vecchissimi ma sono un po' acciaccati - anche se ancora attivi.

    ti auguro altri 30-40-50 anni accanto al tuo papà!

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    1. Grazie! Anche se 50 sarebbero troppi anche per me! ;)))
      Per quanto riguarda la mia reazione, ha stupito anche me! Ma questa volta, come mai prima d'ora, ha contato molto la fede, che ti fa davvero affrontare cose di cui non ti senti all'altezza, ma ne parlerò uno di questi giorni...Un bacio

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    2. beh non sapendo quanti anni ha ho voluto andare sul sicuro!!!!!
      :-)

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  2. Sì, sono un po' cresciuta. Devo far tesoro dell'esperienza, perchè servirà prima o poi. Non so se sono stata ad esempio per i miei figli, di sicuro io sono stata contenta di loro, si sono mostrati presenti col nonno, ma non invasivi, rispettosi. Credo che tutti abbiamo imparato qualcosa. :*

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  3. Si cresce di fronte a queste esperienze, di sicuro si cambia. Un genitore che si ammala ti mette di fronte ad un'altra te, figlia si ma "grande" e il genitore si ma "piccolo". Vi auguro di poter star vicini ancora tantissimi anni!!!!

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    1. Hai reso bene l'idea del grande e piccolo. ci sono momenti nella vita in cui tutto si capovolge, forse viviamo in una centrifuga... ;)

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