venerdì 8 marzo 2019

Il corpo

Non so dove prenderti per non farti male. Mi viene d'istinto mettere la mano sulla tua spalla, ma è dolente, allora la ritiro, prendo la mano, ma non posso toccarti troppo, hai caldo, sudi tanto. Ti sventolo.
Questo posto è pieno di corpi.
Per lo più doloranti. Vengono trattati come in nessun altro posto e contesto si fa. Qui il corpo perde la sua sacralità. E' mostrato, toccato, denudato, colto nelle sua grande fragilità che è la materia, che in quanto tale si modifica, si trasforma, si ammala.
E' in nome della malattia che perde il suo mistero.
Il mistero che ognuno di noi conserva del proprio corpo, che decide di mostrare solo a chi ama e desidera.
Il mistero che nessuno di noi sa svelare del proprio corpo che è la sua vita inconsapevole, incontrollabile, che va avanti senza la nostra esplicita volontà.
E' questo secondo mistero che ci rende non "padroni" del nostro corpo, che ci fa comprendere che esso è per noi stessi imperscrutabile e quindi chiediamo ad altri, a persone che non hanno necessità di conservare la nostra sacralità di aiutarci a conoscerlo, a capire cosa non va, a trovare una soluzione alla sofferenza che esso ci dà.
Sembra assurdo, per sapere cosa ha il nostro corpo, quello con cui siamo nati, quello che ci permettere di vivere, provare sentimenti, pensare, godere della vita, è necessario affidarlo a mani che non gli appartengono, ad altre menti che lo devono codificare, curare, guarire.
Sono sante le mani di chi accudisce il corpo sofferente.
Alleviare il dolore è di per sé una grazia. E questi altri corpi giovani e forti, queste menti competenti e attente, questi occhi che donano anche per poco il sollievo di essere compresi nella sofferenza, queste gambe che camminano decise al richiamo del disagio sono una grazia solo per il fatto di esserci e di sapere come "l'oggetto" corpo deve passare attraverso la sua desacralizzazione per essere guarito.
La vergogna sparisce, la nudità diventa obbligatoria, la bellezza, la bruttezza sono ininfluenti: il corpo e il suo dolore diventano prioritari e così, attraverso le cure, anche l'anima trova il suo conforto...almeno per un po'.
In questo posto, dove tanto è il dolore e il corpo è desacralizzato, io e te abbiamo trovato mani, ma soprattutto cuori, santi.

7 commenti:

  1. Cara Ninin questo post è bellissimo, hai colto in quelle mani, in quei piedi, in quegli occhi che toccano, corrono, vedono le mani, i piedi, gli occhi di Dio. È questo che mi hai suscitato. Grazie. Buona notte. Abbraccio.
    sinforosa

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  2. Senti bene Vale, come sempre. Ma non voglio tediarti con i miei problemi, tu hai te a cui pensare ora. Comunque appena posso ti scrivo, in questo momento sono sempre di corsa, e ti chiederò di te. Un grazie e un abbraccio.

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  3. Eh sì, Vale, sono un po' stanca. Per il momento tengo duro, appena posso ti racconterò. Un bacio

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  4. Grazie Vale, il pensiero è potente.
    Le giornate volano, il tempo non ha pietà.
    Anzi, questo tempo è preziosissimo: è il tempo delle parole che acquistano un peso grandissimo, perchè scelte con cura, è il tempo dell'affetto che non si trattiene, che non si vergogna, è il tempo del coraggio che va a braccetto con la speranza. E' il momento di mettersi a servizio della vita e del suo senso. Non so se ce la farò, ma sto cercando di fare del mio meglio. Un abbraccio grande e buona Pasqua anche a te e alla tua bellissima famiglia

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  5. Carissima, questo post è speciale davvero. Lo avevo letto velocemente settimane fa e mi era piaciuto, ma ora l'ho riletto e mi ha emozionato ancora di più.
    Ti abbraccio forte e ti auguro una Santa Pasqua!

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