domenica 1 aprile 2012

Con un poco di zucchero...11


...la pillola va giù!
Eccovi alla mia rubrica domenicale posterò dei pensieri che mi hanno lasciato lì, a riflettere. Da cui voglio imparare qualcosa.
Li condividerò con voi, chiedendovi di commentarli.

Oggi 1° aprile non vi faccio scherzi, ma vi propongo un brano tratto da un libro che parla di rapporti tre genitori e figli (tanto per cambiare!), lo fa in maniera molto concreta, attraverso un linguaggio immediato ed esempi facilmente collocabili nella propria vita di figli o di genitori. L'argomento è l'imperfezione.


- Numero 11 -
(...) Riuscire a non tradire mai le aspettative dei figli è senza dubbio una di quelle imprese che si possono definire disperate. Credo che nessun genitore sia completamente esente da questo richio e dall'evenienza, sia pure involontaria di sbagliare. Ma (...) gli errori occasionali, riconosciuti e possibilmente rimediati, non portano alla perdita della fiducia da parte dei figli, i quali possono trarre utili insegnamenti anche dalla fallibilità degli adulti.
Imparano, innanzitutto, che l'imperfezione è un tratto insopprimibile della natura umana. Nemmeno l'amore è un antidoto sufficientemente potente da annullare l'istinto maligno (a volte è soltanto paura...) che ci spinge a ingannare, deludere e ferire i sentimenti degli altri: siano essi genitori o figli, coniugi o amanti. Tuttavia, possiamo sempre recuperare la nostra integrità morale: possiamo pentirci e rimediare, scusarci ed essere perdonati. 
In fondo , la sincerità e la correttezza qualificano una condotta equilibrata e flessibile, invece che un'improbabile infallibilità di comportamento. Sono il risultato di una somma algebrica in cui spiccano necessariamente anche termini di segno negativo: debolezze e incidenti di percorso, prontamente riconosciuti e rettificati.
Oltretutto, dai genitori imperfetti ma disponibili all'autocritica i figli possono apprendere la pregevole virtù dell'umiltà, oggi così fuori moda. Di questa dote si parla sempre meno: è diventata decisamente impopolare. Solo a nominarla genera fastidiosi rigurgiti, perchè, in un'accezione di stampo tradizionale, rimanda a incresciosi atteggiamenti di mortificazione, deferenza, modestia e sottomissione. (...)
tratto da FIGLI PER SEMPRE di Ivana Castoldi

Ora, io mi pongo sempre il problema che i miei figli siano affidabili, che attendano alle mie, sia pur banali, aspettative quotidiane, ma quando sono disposta ad essere fallibile, ad ammettere le mie incapacità a chiedere perdono, profondamente? Quanto sono davvero umile? Quanto il mio ruolo di genitore tuttodunpezzo, mi fa perdere di vista le mie debolezze, che però ci sono?
Bene, ho aperto questa settimana che porterà alla Pasqua con un po' di riflessioni da fare, aspetto le vostre!




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