martedì 4 febbraio 2014

Pace

Aleppo in pace - Immagine da Wikipedia

La scorsa settimana sono andata ad un incontro sulla situazione siriana.
Non ci avevo capito nulla fino ad allora.
Le notizie che conoscevo riguardavano le bombe che scoppiano, le armi chimiche, i profughi, ma poco che mi chiarisse i motivi della guerra, che mi dicesse cosa succede o è successo nella società siriana.
Perchè è importante?

Perchè è molto simile alla situazione della ex-Yugoslavia, dove i vicini  si uccidevano tra loro, dove le tante culture che avevano vissuto l'una a fianco all'altra per anni, ad un certo punto si sono scontrate e sono diventate ostacolo ad una convivenza pacifica, dove la dittatura e la mancanza di diritti ad un certo punto hanno fatto scoppiare la voglia di libertà..
I racconti appassionati di un giovane scrittore italo siriano, figlio di un rifugiato, dai lineamenti occidentali e dalla fierezza medio-orientale, mi hanno fatto molto pensare.
L'Italia è un gran pasticcio: facciamo acqua da tutte le parti (in questi giorni nel senso letterale del termine), siamo capaci di rovinare tutto quello che di bello abbiamo, viviamo sempre più faticosamente in questa crisi economica e, lasciatemelo dire, siamo abilissimi a lamentarci.
Ma se da qualcosa dobbiamo ripartire, io proporrei di ripartire dalla pace.
Siamo in pace, non siamo costretti ad aspettare il nuovo bombardamento per ritrovarci vivi, non siamo asserragliati come nel medioevo in paesi assediati, non moriamo di fame, non moriamo di paura.
Abbiamo una terra bellissima.  Potremmo avere di più!
E' vero, ma non buttiamo via tutto, non facciamoci sconfiggere da chi ci dice che le cose possono solo peggiorare, non è così.
Non posso guardare i miei figli e pensare che avranno un futuro peggiore del mio, anche se tutto intorno mi dice che sarà così, è necessario cambiare lo sguardo e sforzarsi di guardare la realtà con speranza.
Troppo spesso, gli input che ci arrivano dalla società sono negativi, tolgono la speranza, mostrano solo gli aspetti distruttivi di ciò che accade.
Ci capitano cose brutte, disastri, tragedie? Cosa hanno fatto gli uomini e le donne prima di noi?
Hanno guardato avanti e si sono sollevati, hanno dato retta alla vita: questo è il motivo per cui noi siamo qui, adesso.
Siamo in pace, non è scontata, non è ovvia, è fondamentale, non buttiamola via e solleviamo la testa.

14 commenti:

  1. la situazione siriana è tremenda, ho un amico che non sa ne riesce a sapere come stanno i suoi cari. la pace: quanto siamo più propensi all'odio e alla rabbia!

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    1. Ci sono paesi davvero assediati come nel medioevo, in cui non arrivano cibo e medicinali, li tengono così, facendo morire i civili, barbaramente. Pare poi che la situazione sia peggiorata in questi anni, se all'inizio del conflitto si fosse intervenuti con una mediazione di pace, ora molto probabilmente le cose sarebbero risolte, le componenti culturali e religiose si sono incancrenite nelle loro posizioni e sembra che nessuno voglia cedere nulla.
      Sembra una situazione la cui soluzione diventa sempre più impossibile. Unica certezza: morte e distruzione.
      E noi, di che ci lamentiamo a volte? Di quali stupidaggini al confronto!?

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  2. La penso come te.
    Non dovremmo dare per scontata l'assenza di un dramma costante nella storia dell'umanità...
    E invece...

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    1. Forse ci sembra retorica, perchè noi la guerra non ce la ricordiamo, ma la verità è che la pace è stata una conquista, anche nel nostro paese e il suo prezzo è stato altissimo.
      E' un bene prezioso, da conservare con rispetto.

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  3. Come è vero, Ninin, che il solo fatto che siamo in pace sia dato per scontato!
    Mi chiedo spesso come sarebbe sperimentare invece cosa vuol dire vivere in un Paese in guerra...e non oso darmi una risposta :-(

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    1. Il nostro compito è quello di non sperimentare la guerra, la pace va costruita, va custodita. :)

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  4. Ti dico una cosa che ricordo dai tempi dell'università. Ma tu lo sai che non esiste una definizione "positiva" della parola pace? Nel senso che è definita come non-qualcosa. non belligeranza, non guerra, non conflitto. Sappiamo cosa "non" è ma non sappiamo cosa è. Questo mi spiegò il mio insegnante di Scienza Della Politica a suo tempo. Rimasi basita, e ancora ci rimango anche oggi.

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    1. E' molto interessante. Non sapevo della "non definizione".
      Ma forse è intuitivamente comprensibile: è come quando stai bene, si dice che non hai niente, lo star bene deve essere la condizione normale, usuale, lo stesso per la pace, quando c'è deve essere la normalità e per questo non ha una definizione. Mi sembra molto significativo.

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  5. La penso proprio come te, non guardiamo solo gli aspetti negativi e distruttivi della vita, anche perchè solo quello vogliono farci vedere...ed un motivo ci sarà mi dico io...
    Ogni epoca della storia ha avuto le sue difficoltà, le sue tragedie, i suoi problemi, ma l'uomo ha sempre guardato avanti, ha sempre trovato il modo di apprezzare e gioire di ciò che aveva.
    P.s: ho pubblicato la tua storia! grazie mille per averla condivisa!
    Ste

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  6. A proposito di lamentele: quante volte ci lamentiamo che i nostri figli non fanno/dicono quello che vorremmo, fanno capricci. E proprio in questo momento una mamma in particolare sta sperando che la sua bambina superi una delicata operazione che le salverebbe la vita... non so cosa darebbe per sentirla fare dei sani e futili capricci!!! Scusa se sono andata fuori tema ma ho sfruttato il tuo blog per condividere una notte d'angoscia e di speranza che sta vivendo una famiglia del nostro "villaggio".

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    1. Non sei del tutto fuori tema: la salute, la vita, molto spesso sono messi in secondo piano rispetto alla futilità delle nostra menate quotidiane.
      Le cose importanti in fondo sono poche, perchè essenziali e la vita lo è...

      P.S: Ci sentiamo per i dettagli sulla bimba.

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