martedì 12 giugno 2018

Ibrida

Alla fine abbiamo comprato un'auto ibrida. Usata. 60.000 km di carriera. E' in buono stato. Più bella della nostra vecchia Mazda, anche se io le ero davvero affezionata.

"Non ha il tavolino" fu il primo commento del Piccolo Principe quando, salendo, si accorse che al contrario della Scenic, la nuova auto non aveva il tavolino che dal retro del sedile anteriore si apriva su quello posteriore, non avrebbe potuto appoggiare i giochi con cui si intratteneva durante i viaggi. C'è voluto che crescesse e smettesse di giocare per farlo smettere di lamentarsi su questo punto.
Ma era davvero l'unico difetto della nostra vecchia auto, era piccola, ma spaziosa e nel 2012 ci aveva portato in vacanza: mamma, papà, Piccolo P., Principe F., Cagnolona e Ronni, oltre che un minimo di spesa e due valigie... non ci credo neanche adesso che lo ricordo!!! Mi sembra impossibile!
Ma ora sarà una scatoletta di metallo, alla demolizione.
La nuova auto come vi dicevo è ibrida, ha il cambio automatico, che devo dire è molto comodo, e soprattutto consuma pochissimo e, di conseguenza, inquina pochissimo.
Il distruttore di auto che nella fattispecie è  mio figlio maggiore, non la guiderà per un po', l'ho minacciato al riguardo " La prossima macchina che guiderai sarà la tua!", sottintendendo che se la dovrà comprare! Cattiva!? Può darsi...ma dovrà un po' capacitarsi del danno combinato, o no?!
Tornando all'auto, trovo la tecnologia che la caratterizza molto interessante: motore benzina, motore elettrico, batterie, motorini di recupero dell'energia di decelerazione, combinati insieme ottimizzano i consumi e l'uso dell'auto.
Mi fa pensare a come le diversità, se ben miscelate, possano dare origine a qualcosa che meglio delle loro singolarità. E' la complementarietà che rende il fine più facilmente raggiungibile. I due motori, singolarmente, hanno difetti che, abbinati, non hanno. La diversità, se ben combinata elimina i difetti. Se ci pensate funziona così anche per la mescolanza dei dna: i difetti, le malattie ereditarie, si attenuano o spariscono se dna molto diversi si fondono.  Perchè vi faccio questo discorso? Dove voglio arrivare? Semplice: ultimamente penso, sempre più spesso, che la sfida del futuro è la capacità di adattarsi al nuovo, a ciò che il destino umano ci pone davanti, non più come destino di popoli, ma come destino dell'uomo, siamo tutto dello stesso popolo. La paura della mescolanza, della diversità, ci rende fragili e incapaci. Il destino dell'uomo è essere "ibrido", nel senso che prima descrivevo, è inutile chiudere la propria mente, la propria porta, ....i propri PORTI...il destino dell'uomo è uno: la mescolanza, per migliorare se stesso e il proprio futuro. Così è sempre andata, così sarà sempre!

3 commenti:

  1. Cara Ninin l’ho sempre detto che dalla mescolanza di popoli nascerà una generazione bellissima e gagliarda. Io l’ho davanti a me tutti i giorni e ti posso assicurare che è così. Buona giornata.
    sinforosa

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    1. E sì, credo che tu sia fortunata ad avere ogni giorno davanti il futuro. Il futuro che si mescola, nei gesti, nei sorrisi e nell'innocenza dei bambini che educhi. Tu, prima di tanti, hai questa bellissima opportunità. Tu, prima di tanti, te ne rendi conto.

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  2. Eh Vale, chi lo sa?! Però è da mettere in conto, sai. E del resto l'unico modo per non cedere alle paure, alle ansie, é pensare che chiunque si trovi davanti a noi è una persona come noi, non per forza un santo, non per forza un diavolo, come noi, con le nostre contraddizioni, le nostre incapacità, le nostre ridicolaggini...Un bacio grande

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