domenica 24 marzo 2013

Con un poco di zucchero...49

...la pillola va giù!
La rubrica oggi è una "dichiarazione d'amore" un po' atipica. Ah,ah!!

Sapete tutti ormai che non sono originaria di Milano e sono cresciuta ascoltando dialetti di tutti i tipi.
Alle volte, confondo le parole dialettali con l'italiano, anzi non so davvero se sono italiane o dialettali, di chi sa quale dialetto poi: milanese, veneto, friulano, boh?!
Comunque ho sposato un milanese, di famiglia materna milanese (dell'hinterland eh!) e famiglia paterna brianzola, per questo mio Marito ha imparato a parlare in dialetto da bambino, tanto è vero che a scuola aveva i suoi bei difetti dialettali! Mia Suocera quindi parla in milanese, quasi solo in milanese, cioè inizia parlando in italiano e poi cede al richiamo della foresta e finisce con l'idioma che le appartiene veramente.
Ora, chi di voi non è di qui o non ha frequentato milanesi, non sa che questo dialetto ha alcune caratteristiche, che poi appartengono anche al suo popolo: è sprezzante, ironico, diretto e non concede appello. E qui dichiaro l'amore per un linguaggio privo di politicamente corretto!!!
E' un peccato che siano rimasti solo gli anziani a parlarlo, perchè come tutti i dialetti, rende l'idea di ciò che si pensa, molto più che tanti ghirigori in lingua italiana.
Abbiamo trovato in biblioteca questo recente libro, divertente e godibilissimo, di proverbi e modi di dire in milanese, che ne racconta l'origine e li traduce per chi non ne conosce il significato.
Ve ne lascio una traccia.

- Numero 49 -
(...) "DOPO TRI PIATT, L'HA CAPÌ CHE L'ERA RISOTT  (DOPO TRE PIATTI, HA CAPITO CHE ERA RISOTTO) è l'icastica maledizione con la quale il Ginetto, seduto al tavolo del bar e con dentro l'adrenalina di un'accanita partita a scopa d'assi, accolse la mossa del compagno. Costui aveva finalmente giocato una carta giusta, dopo averne sbagliate un paio, rischiando di compromettere tutte le strategie inventate dal socio per conquistare il settebello e la primiera. " (...)
tratto da A MILAN I MORÖN FAN L'ÜGA di E. Magni

Quindi, in breve, il Ginetto è un po' duro a capire! 
Riuscite a cogliere la raffinata spietatezza?!

Ve ne lascio altri due, provate a tradurli e ditemi se esistono anche nei vostri dialetti.
EL DÜRA MENU D'UN STRALÜSC
CINQ GHEJ PÜSÉE, MA RÖSS

4 commenti:

  1. Anche "Val pusee un anda che cent andemm" ci capiamo Ninin!! Un abbraccio.

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    1. Sì, sì! ;)
      Vero che anche i proverbi in milanese sono spicci e concreti, come i milanesi stessi?! :D

      Traduco il tuo detto per tutti:
      Vale di più un ANDARE (nel senso del FARE l'azione di andare)
      che un ANDIAMO (nel senso del DIRE tante volte di andare)

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  2. Per me è arabo!!! Come credo ogni frase in dialetto stretto per chi non parla quel dialetto lì :-)
    Buona settimana!

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    1. Eh, sì, se non senti l'intonazione, non leggi le parole con il giusto accento, non puoi neanche andare ad intuito.
      Vediamo, però,...traduco il primo:
      EL DÜRA MENU D'UN STRALÜSC: DURA MENO DI UN LAMPO
      Proprio di una cosa che non ti dà il tempo, che finisce prima che te ne accorga. ;)

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